17 novembre 2014

La mia scelta



 

Sono vegetariana da qualche anno e, come conseguenza logica di ciò, ho deciso di adottare uno stile di vita che abbia il minor impatto possibile, facendo attenzione, sostituendo  o rinunciando a una serie di cose sia in campo alimentare che in altri settori (es abbigliamento, cosmesi, detersivi ecc). 

Il motivo è uno solo: amo troppo la natura e gli animali per voler contribuire alla rovina della prima e alla sofferenza dei secondi.

“E gli esseri umani?” sento già le vocine indignate. Tranquilli, a quelli ci arrivo dopo.

Sembra assurdo ma la cosa più faticosa di questa scelta non è non poter più mangiare la carne o il pesce o fare attenzione alle etichette, ma è il dovere continuamente difenderla come se fosse un crimine o una cosa ridicola.
Non la ritengo una scelta particolarmente eroica la mia. Difficile magari, e impegnativa, perché vuol dire rinunciare a tutta una serie di cose buone e belle che dovrebbero rendere la vita migliore. 

La sorpresa è stata che è sì difficile all’inizio, ma poi si scopre che si vive benissimo anche senza filetto, senza sogliola, senza latte, senza il fondotinta più cool o gli stivali in pelle. Si vive meravigliosamente senza televisione, senza imbottirsi di farmaci al primo accenno di foruncolo,  senza prendere la macchina per girare l’angolo.

Insomma, vivere in modo etico non vuol dire fare l’asceta in una grotta, ma rinunciare ad un superfluo che provoca ingiusta sofferenza e che a volte, fa male anche a noi.

Sembra che questa scelta a molti dia fastidio (perché dà uno schiaffo alle coscienze? Per ignoranza? Perché è insensata? Chi lo sa), e a volte vengo attaccata come se fossi io quella che sta facendo qualcosa di sbagliato.
Ora, io non sono una che sbandiera le proprie convinzioni, però se uno mi fa una domanda, rispondo onestamente. Non vedo perché non dovrei. Il problema è che la gente non sa come reagire di fronte a certe affermazioni tipo “no, non mangio questo, sono vegetariana. No, nemmeno il prosciutto. No, neanche il pesce, pure lui è un animale. Non, non lo faccio per la salute. ” e così via.
Ed è a questo punto che gli individui si rivelano per quello che sono: da chi scrolla le spalle e si dimentica subito dopo a chi è sinceramente interessato e vuole saperne di più, da chi sghignazza a chi si imbarazza e non sa cosa dire, da chi dice che anche lui è vegetariano anche se ogni tanto il pollo lo mangia... e il salame... e il pesce perché tanto.., a chi decide di provare anche lui il menu vegetariano anche se non crede potrà mai farcela a diventerlo. L’elenco è lungo e basta googlare per trovarne di ogni.

In genere non mi scompongo (non ti rispetto se mangi l’agnello davanti a me ma non sto a farti la morale, probabilmente la prossima volta ci vedremo lontano dai pasti), però non sono neanche una che incassa con facilità e di fronte all’ignoranza e all’arroganza non riesco a fare finta di nulla. In particolare, con chi tira fuori teorie pseudoantroposcientifiche viste la mattina su facebook e con quelli che cominciano a farti il contraddittorio cercando un punto di cedimento nel tuo comportamento da (secondo loro) integralista.

Con i primi divento aggressiva, perché l’ignoranza e la superficialità mi danno molto fastidio, ma è anche vero che sono i più semplici da liquidare perché non sono in grado di reggere un contraddittorio.
Con i secondi, invece, la discussione diventa più complessa ed estenuante: perché non mollano il colpo finché non trovano una falla nel tuo sistema di vita. Ne escono dialoghi surreali, processi alle intenzioni, ricerche di scheletri nell’armadio e di atteggiamenti equivoci da portare come prove indiziarie sul banco del giudice  e poter dire con esultanza: l’imputata ha ucciso una zanzara, vostro onore! È quindi colpevole di incoerenza. Oppure: si dice ambientalista ma lavora con il computer, e quindi produce inquinamento. Colpevole.

E la cosa che mi fa più arrabbiare di codesti avvocati della causa loro non è tanto la ricerca della falla a tutti i costi (sono io la prima ad ammettere che di contraddizioni nel mio stile di vita ce ne sono a iosa) ma il voler giustificare il loro menefreghismo cercando un tuo errore a cui potersi aggrappare.  Ah, voi vetegariani/vegani difendete gli animali ma poi ammazzate le zanzare. Almeno il vitello io non l’ho ammazzato!

Ciò che a queste persone sfugge, o forse non vogliono vedere, è che essere coerenti con una scelta etica non vuol dire essere infallibili, anche perché è impossibile esserlo. Vivere in modo etico vuol dire solo fare tutto il possibile nei limiti delle proprie capacità e della propria esistenza, per avere il minor impatto sull’ambiente.

Vuol dire che a volta basta poco per fare molto. 

Se tutti si impegnassero un po’ di più (limitando il consumo di prodotti di origine animale, guardandone la provenienza, approfondendo il modo in cui sono condotti gli allevamenti, come avviene la macellazione, scegliendo prodotti cruelty free, evitando l’acquisto di marchi che sostengono la vivisezione, prendendo qualche volta di più la bicicletta, evitando di comprare cose in pelle on in pelliccia ecc) l’impatto positivo sul pianeta sarebbe enorme.

Purtroppo però la rinuncia è difficile, l’impegno è faticoso, e la mentalità del “tanto l’azione del singolo non serve a niente” è dominante. Se poi ci mettiamo anche il processo di rimozione che si attiva in modo più o meno forte in ognuno di noi, si capisce quanto diventi più facile fare finta che certe cose non succedano o che non abbiano conseguenze.

Se da un lato credo fermamente che uno stile di vita più rispettoso dell’ambiente sia un dovere per tutti e dovrebbe essere imposti per legge,  sono convinta che non si diventa vegetariani o vegani per pressioni esterne, ma solo ed esclusivamente per un processo di scelta interiore più o meno lungo, più o meno facile. Poi, i discorsi di chi è già vegetariano, i video, i libri, l’informazione, sicuramente possono anche dare una spinta in quella direzione.

Però… c’è un però grande come una casa: questo non giustifica il fottersene alla grande di alcune realtà agghiaccianti come gli allevamenti intesivi, i metodi di macellazione barbari che ancora vengono praticati in molti luoghi, la sofferenza atroce di molti animali la cui morte serve solo per sollazzare il nostro palato, e non per nutrirci.

Non venitemi a dire che il patè di fegato d’oca è fondamentale alla nostra esistenza perché l’uomo è onnivoro perché vi prendo a testate. Così come a Pasqua si mangia la carne di agnello perché lo vuole la tradizione cattolica. O che le uova delle galline stipate nelle gabbie sono da preferire a quelle delle galline allevate libere e in modo etico perché costano di meno.
Insomma, lungi da me convertire le persone ad una scelta vegetariana, e ancor meno vegana, ma un po’ di rispetto e sensibilità per la vita, che sia umana o animale, è d’obbligo. Perché è ingiusta la sofferenza inflitta. Ingiusta e immotivata visto che esistono le alternative.
Un po' di rispetto per chi questa scelta almeno ci prova a farla è altrettanto dovuto: la polemica velata di ironoia è l'arma dei deboli e dei nichilisti, tenetelo ben in mente.

E a chi sta puntando il dito dicendo che noi vegetariani e/o ambientalisti ci preoccupiamo più degli animali e della natura che delle persone, rispondo con tre semplici osservazioni: la prima è che ognuno è libero di impegnarsi nelle campagne in cui si sente più coinvolto, l’importante è che faccia qualcosa.
In secondo luogo, chi si batte per l’ambiente, la natura, l’equilibrio delle specie, il rispetto alla vita non lo fa per egoismo, ma perché è conscio che la terra è patrimonio di tutti, inclusi coloro che non muovono un dito. Se non è preoccuparsi per le persone questo…
Infine, dove sta scritto che chi si occupa della causa animalista si fotte degli esseri umani? Nel mio piccolo sono convinta di fare molto di più per le persone, e con atti concreti, di chi blatera a destra e a sinistra ma poi non muove il sedere dalla sedia e tanto meno sgancia qualche euro dare una mano a chi ha bisogno. Perché è facile essere attivista a parole.

Quindi pensateci e, se potete, fate qualcosa. E se proprio non volete fare qualcosa, almeno evitate di romperci le palle. Ogni tanto bisogna rassegnarsi a non trovare mai un punto di incontro.

2 commenti:

  1. Mio primo commento sul tuo blog... Ed è un commento di una non vegetariana e quindi magari non lo apprezzerai.
    Io lo sono stata, per anni, ma ero una ragazzina e non ho saputo farlo bene. È finita che per poco non ci lasciavo le penne e allora ho smesso. Da tempo ci penso, di ricominciare e stare un po' più attenta ed evitare conseguenze nefaste. Anche se la carne mi piace.
    Non credo che riuscirei mai a diventare vegana, lo devo ammettere, ma fare attenzione a certe cose, secondo me, è fondamentale. Me ne sono resa conto da quando ho quasi rinunciato alla macchina in favore della bici. Ci ho guadagnato io e mi sembra anche di fare qualcosa di corretto. Anche se è poco.
    Ma in realtà il mio commento è per dirti che nessuno deve permettersi di contestare la tua scelta, che è solo tua e non c'è davvero divergenza ideologica che tenga.
    Scusa il pippone.

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  2. vediamo se al terzo tentativo mi riesce di rispondere senza troncare pezzi commento...
    Non importa che tu sia vegetariana o no. Il succo del post è proprio questo: non è necessario un cambiamento radicale, perché non tutti possono o riescono a farlo (io per prima), i piccoli gesti, tipo il tuo di non prendere più la macchina, contano moltissimo. Perché comunque c'è consapevolezza e la volontà di fare qualcosa :)

    Vediamo ora se riesco a postare questo commento senza fare danni.

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